Bibbiena in origine fu un importante centro etrusco, poi roccaforte medievale. Del castello sono ancora visibili la Torre dei Tarlati e la Porta dei Fabbri. Il suo centro storico è un mosaico di palazzi signorili: Palazzo Mazzoleni, Palazzo Niccolini e Palazzo Dovizi, quest’ultimo fatto costruire dal Cardinale Bernardo Dovizi nato a Bibbiena, segretario del Cardinale Giovanni de’ Medici (futuro papa Leone X).
L’architettura religiosa trova espressione nella Chiesa di San Lorenzo che conserva terrecotte invetriate di scuola robbiana, nell’Oratorio di San Francesco, di gusto rococò, nella Pieve di Sant’Ippolito, anticamente cappella del castello dei Tarlati e nel Santuario di Santa Maria del Sasso, uno degli edifici sacri rinascimentali più importanti del Casentino. Manifestazione particolare è la Rievocazione della Mea (ultima domenica di carnevale e martedì grasso).
Sono due i palazzi appartenuti a questa famiglia: il primo ristrutturato in questo secolo si trova in piazza Roma ed ha ancora visibile l’emblema della famiglia: una coppia di martelli incrociati ed un portale riferibile al primo Quattrocento. L’altro palazzo si trova in via Cappucci; la facciata, modificata nel ‘700, conserva al piano terra un portico quattrocentesco tamponato, nel quale sono armonicamente inseriti sia i portoni che le finestre settecentesche.
Sopra il portone è posto lo stemma cinquecentesco dei Martellini, al quale furono aggiunti in epoca successiva quelli dei Biondi e dei Montini.
Degno di attenzione è il retro del palazzo, costituito da un cortile lastricato in pietra, e da un giardino all’italiana con vialetti e aiuole delimitati da siepi in bosso.
All’interno, nell’androne d’ingresso che porta al giardino, è da notare una pittura murale riferibile al tardo settecento. Sono inoltre da segnalare altre pitture al primo piano, con grisailles, paesaggi classicheggianti ed alcuni soffitti con motivi grotteschi.
Il palazzo si trova in via Cappucci ed è attiguo al palazzo Martellini. Nell’interno si trova un caratteristico chiostro di piccole dimensioni che ci introduce, tramite una scala, all’interno del palazzo dove si possono ammirare vari ambienti tra i quali il bellissimo salone.
L’ex convento di San Lorenzo in Bibbiena è un complesso edilizio attualmente non utilizzato e che la proprietà intende alienare. Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali consente la vendita dell’intero immobile senza possibilità di frazionamento dello stesso.
L’Amministrazione Comunale di Bibbiena intende promuovere l’interesse di Istituzioni e Università italiane o straniere per l’utilizzo dell’ex convento di San Lorenzo come sede per stages e programmi di studio, specialmente riguardanti discipline artistiche e umanistiche. La sede può comprendere spazi per attività didattiche, laboratori, alloggio e mensa.
E’ possibile individuare la disponibilità di ulteriori spazi all’interno di alcuni edifici del Centro Storico di Bibbiena per eventualmente potenziare la disponibilità dell’ex convento di San Lorenzo.
Bibbiena è una piccola e sicura città toscana di circa 11.000 abitanti con numerose attività culturali e un’importante tradizione artistica radicata nel Medioevo e nel fiorire dell’architettura settecentesca. Bibbiena è il principale centro del Casentino, una valle di alto pregio paesaggistico, naturale, e storico: in una cornice di monti boscosi, castelli medioevali, pievi romaniche, percorsa dal tratto più montano del fiume Arno (il fiume di Firenze e Pisa). Da non trascurare la tradizione gastronomica, folkloristica e di produzione artigianale che caratterizza Bibbiena e l’intero Casentino.
In questo ambiente, situato tra l’altro a breve distanza da Firenze, Arezzo e Siena, gli studenti in discipline umanistiche possono unire il proficuo studio a stretto contatto con testimonianze storico-artistiche di altissimo pregio, al condividere lo stile di vita di una tipica comunità italiana.
A un chilometro da Bibbiena si trova il Santuario di S. Maria del Sasso, complesso architettonico di grande valore storico, artistico e religioso, unico esemplare rinascimentale del Casentino, dichiarato nel 1899 monumento nazionale. Il Santuario prende il nome da un gran masso sul quale, nel 1347, apparve la Madonna alla piccola Caterina.
In origine fu un semplice ospizio per pellegrini e nel 1495, con padre Girolamo Savonarola, fu elevato al grado di Convento. La nuova chiesa fu consacrata nel 1507. A lato della facciata si trova il campanile che custodisce una antica campana del 1362. Il complesso si presenta in forme rinascimentali con semplice facciata preceduta, sulla destra, da un porticato. Nella lunetta del portale si trova un affresco del 1486 raffigurante i santi Domenico e Pietro martire.
L’interno è a croce latina con cupola e prolungamento per il coro delle religiose. Da notare, al centro della Basilica, l’artistico tempietto di stile corinzio di Bartolomeo Bozzolini da Fiesole, che racchiude l’affresco della Madonna del Sasso di Bicci di Lorenzo. Inoltre si possono ammirare opere di Jacopo Ligozzi, Giovanni del Brina, fra’ Paolino da Pistoia e alcune robbiane di notevole interesse.
Bellissimo il Chiostro, unico esemplare di chiostro cinquecentesco in Casentino, con archi e capitelli non tutti uguali, un pregevole pozzo risalente al 1502-1504 ed affreschi sui miracoli della Madonna del Buio, sciupati dal tempo.
Il teatro venne realizzato nel centro storico di Bibbiena per iniziativa dell’Accademia degli Operosi e su progetto dell’architetto Niccolò Matas (1842). Mentre la facciata non mostra segni particolari all’esterno e si presenta con l’aspetto austero tipico dei palazzi del tessuto urbano in cui è inserita, all’interno, invece, il teatro è caratterizzato da una pianta a U, tre ordini di palchi e palcoscenico parallelo al fronte strada.
Dopo alcune alterazioni subite in occasione della sua destinazione a cinematografo, verso il 1975 sono state manomesse altre sue caratteristiche originarie, come l’abolizione dei divisori dei palchetti e la rimozione del palcoscenico e dei tendaggi rossi del rivestimento. Anche la decorazione ha visto sovrapporsi ai motivi originari, sopravvissuti in alcuni elementi (mensoline per l’illuminazione, decorazioni del soffitto), elementi più recenti come pannelli perlinati in legno. Dopo aver ospitato feste, veglioni danzanti, manifestazioni civiche e dopo essere stato destinato, negli anni ’60-’70, essenzialmente a sala cinematografica, il teatro ha cessato l’attività nel 1982 a causa delle sue carenze in materia di sicurezza. Nel 1997, per iniziativa dell’Amministrazione Comunale e con il concorso finanziario di altri enti pubblici e privati, il teatro ha ripreso la sua attività dopo un consistente intervento di riprogettazione del suo arredo interno e di nuovo allestimento scenico, ispirato a modelli tipici della tradizione italiana del ‘600-700, su progetto dell’architetto Massimo Gasparon. Dal 2001 è stata concessa la residenza del teatro all’Associazione NATA, Nuova Accademia del Teatro d’Arte, che ne ha assunto la gestione e la direzione artistica.
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