Padule di Fucecchio

Il Padule di Fucecchio è un’area di notevole valore storico-ambientale sia per le emergenze presenti, sia per l’occasione che offre come modello di interpretazione del territorio.
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Il Padule di Fucecchio è un’area di notevole valore storico-ambientale sia per le emergenze presenti, sia per l’occasione che offre come modello di interpretazione del territorio.

La sua formazione è dovuta al graduale sollevamento del letto dell’Arno, provocato dal deposito di materiale alluvionale, che non permettendo il naturale deflusso di tutte le acque del bacino della Valdinievole, generarono l’impaludamento della zona. In quest’area, provenienti dalle colline circostanti, confluiscono vari corsi d’acqua: il Pescia di Pescia, il Pescia di Collodi, la Pescia Nuova, i torrenti Borra, Nievole, Vincio ed altri minori.

Geologicamente parlando si può far risalire la sua formazione a 60 milioni di anni fa, quando, nel periodo pliocenico, il territorio della Valdinievole affiorò dal mare e nel corso dei millenni fu progressivamente colmato dai sedimenti portati dai numerosi corsi d’acqua, che raggiungendo questa conca naturale e non potendo trovare un libero deflusso, portarono così all’impadulamento della vallata.

Al periodo medioevale risalgono le prime notizie relative ad opere di interventi per favorire il prosciugamento del Padule di Fucecchio. Al 1279 risale l’ordine di demolire mulini, pescaie e qualsiasi altro ostacolo frapposto al libero deflusso delle acque lungo l’emissario Usciana. Ma nel frattempo, al cambiare dei governi, variava anche l’atteggiamento delle amministrazioni nei confronti di questo terreno. Con l’egemonia di Firenze sull’area, il Padule diventò un vero e proprio lago a causa degli sbarramenti eretti a Ponte a Cappiano. Questo provvedimento comportò notevoli conseguenze sull’assetto territoriale della zona ed il progressivo allargamento dell’area sollevò le proteste dei proprietari interessati. La politica contraddittoria dei Medici proseguì nei secoli successivi, alternando gli interventi al Ponte a Cappiano con marginali opere di bonifica che favorirono, tra l’altro, la formazione di ben sette fattorie.

Dopo varie vicende, che videro la Valdinievole interessata da numerose epidemie malariche con gravi disagi per la popolazione, verso la metà del XVIII secolo il granduca Pietro Leopoldo prese i primi provvedimenti per il risanamento idraulico-sanitario della zona, ordinando la demolizione delle pescaie e rinunciando così ai vantaggi della pesca, ai profitti dei mulini ed ai diritti acquistati dai suoi predecessori sui terreni intorno al Padule. Con le risoluzioni adottate Pietro Leopoldo volle incentivare l’agricoltura ed i commerci della zona.

Il Granduca volle anche coinvolgere direttamente i proprietari terrieri nella progettazione delle operazioni idrauliche e creò nel 1781 una Deputazione costituita dai rappresentanti delle cinque Imposizioni dei Fiumi della Valdinievole e da altri possidenti; lo scopo era quello di organizzare opere di bonifica finanziate dai proprietari. Ma dopo due anni la Deputazione fu sciolta perché c’erano pochi contributi economici.
Nel 1786 fu creata una nuova Deputazione definita “consorzio idrico”, cioè “una istituzione che consentiva agli interessati di provvedere autonomamente, ancorché sotto la vigilanza dell’autorità pubblica, alla cura di opere loro assegnate”. Nel 1803 sotto il governo del Granduca, si istituì il “Consorzio coattivo dei proprietari dei terreni del Padule di Fucecchio”, col compito di manutenzione dei corsi d’acqua per permettere sia la navigabilità sia lo sfruttamento e la coltivazione dei terreni per fini agricoli.

La politica intrapresa dai Lorena fu in qualche modo continuata anche dopo l’Unità d’Italia, quando, nel quadro dei programmi di partecipazione statale alle opere pubbliche, il Padule di Fucecchio venne inserito fra le opere di bonifica e nel 1928 fu approvato il perimetro del Comprensorio della bonifica del Padule.
Il Consorzio ha avuto sempre più importanza fino al riconoscimento, nel 1931, del titolo di “Consorzio di Bonifica”.

Territorio ed ambiente

Anche se ampiamente ridotto rispetto all’antico lago-padule, che un tempo occupava gran parte della Valdinievole meridionale, il Padule costituisce tuttora una zona umida di grande interesse naturalistico, e rimane, con i suoi 1800 ettari a cavallo tra le provincie di Firenze e Pistoia, la più grande palude interna italiana.

La parte centrale, il cosiddetto Cratere, risente del mutamento delle condizioni meteorologiche pertanto è quasi secca in estate e colma di acqua nel periodo invernale. In questo invaso, che raggiunge una profondità massima di circa 3 metri, si raccolgono le acque di fiumi e torrenti, che provengono dall’ampio bacino imbrifero e che si raccolgono nei due grossi canali detti del Capannone e del Terzo, che poi confluiscono nel Nuovo Canale di Bonifica che a Ponte a Cappiano prende il nome di Usciana.

Il Padule si presenta come zona umida ricca di vita sia animale che vegetale: mammiferi, pesci, molluschi, artropodi, batteri, protozoi, alghe, funghi e microrganismi vari. Ospita entità botaniche di tipo boreale, alpino e altomontano e addirittura eurosiberiano, giunte dal Nord con i ghiacci che nell’era quaternaria invasero parte dell’Europa meridionale ed hanno qui trovato possibilità di adattamento e sopravvivenza. Il microclima creatosi col tempo nel Padule ha reso possibile la sopravvivenza di varietà non proprio tipiche della nostra area, ed ha portato a contatto elementi floristici di clima caldo o oceanico con specie botaniche di origine nordica e glaciale. Il padule, che è considerato una delle più importanti aree umide interne della penisola, conserva molti esempi di vegetali palustri: i cariceti con i caratteristici ciuffi di “sarello”, i canneti, i lamineti, i prati umidi, i boschi umidi, la felce florida.

Nel passato il Padule era il paradiso di cacciatori e pescatori, sia per la selvaggina migratoria attratta dagli specchi d’acqua, sia per la selvaggina stanziale come beccacce, beccaccini, quaglie, tortore, tordi, fagiani, anatre, germani, ecc. o per l’abbondanza di lucci, anguille, tinche, reine, cheppie, scalbatre e lasche; oggi l’inquinamento ha ridotto la presenza di alcune specie animali decretandone in alcuni casi anche la scomparsa.

E’ ancora affascinante il passaggio primaverile di specie rare come la gru e la cicogna nera o la presenza costante di animali quali la puzzola e l’istrice. Sempre più frequentemente è possibile incontrare la nutria, grosso roditore di origine sud-americana simile al castoro, che sta colonizzando sempre più il nostro ambiente umido. Inoltre ultimamente, con la costituzione dell’oasi naturalistica, si sono moltiplicate le presenze di numerose specie di aironi, che sempre più spesso scelgono quest’area umida come base per la loro nidificazione.

Presenze storiche

Tuttora significative sono le testimonianze dell’opera dell’uomo e dell’importanza che l’area umida ha avuto nel passato per l’economia locale: i canali, il sistema dei porti, gli edifici dell’archeologia industriale.
Nel territorio comunale si trovano tre grosse costruzioni, veri e propri esempi di archeologia industriale, che in tempi relativamente recenti servivano per la lavorazione del tabacco coltivato diffusamente nella zona.

Sono da ricordare anche gli edifici del Capannone, antico porto a servizio della viabilità d’acqua, che un tempo era molto diffusa su questi territori. Qui, oltre ad una piccola Chiesa ora in disuso, è visibile la vecchia stazione doganale destinata allo stoccaggio dei prodotti che arrivavano o partivano dallo scalo commerciale.
Nel primo catasto particellare (1789) il Capannone, ancora di proprietà del Marchese Feroni, viene descritto come un complesso architettonico polifunzionale in grado di rispondere ad esigenze di immagazzinamento del grano (piaggione con le buche da grano) e del vino, di costruzione e manutenzione dei navicelli, di residenza del personale incaricato alla sorveglianza.

Nell’edificio le antiche funzioni sono ancora oggi leggibili ed un restauro che tenga conto delle vicende storiche del canale, dell’edificio, della Chiesa e delle buche da grano potrebbe dare una rara testimonianza di un’economia legata al Padule e potrebbe portare al recupero di un “edificio” notevolmente importante per la conoscenza del territorio e la documentazione scientifica del passato.

Un discorso a parte meritano infine i tipici “casotti” che caratterizzano il paesaggio della zona. Tali costruzioni, quando ancora la vita animava queste sponde, erano necessarie per le attività connesse allo sfruttamento delle risorse palustri (pesce, selvaggina, canne ed erbe di vario genere), allora assai importanti per l’economia del luogo.

Tutte queste presenze storiche possono essere facilmente raggiungibili con i vari itinerari percorribili per gran parte dell’anno ad eccezione di periodi di piogge di forte intensità, poiché in tal caso i sentieri possono essere coperti parzialmente d’acqua.
Il Padule è anche terra di tristi ricordi. Passando per il canale del Capannone si notano le numerose epigrafi che riportano i nomi delle persone morte durante l’eccidio compiuto dai tedeschi il 23 Agosto 1944. Lapidi a testimonianza di questo barbaro evento sono anche all’essiccatoio del tabacco in località “Pratogrande”.

Salvaguardia del Padule

La situazione di crisi in cui attualmente si trova il Padule è il risultato di uno sviluppo non pianificato del territorio, che si è manifestato soprattutto negli anni passati. Per riuscire a superare questa situazione e per recuperare attivamente quello che è rimasto, le Amministrazioni locali e non, da diversi anni, si sono rese conto che è necessario attuare un piano urbanistico territoriale che, basandosi sulla conoscenza approfondita del territorio, si adoperi per evitare futuri errori, e per correggere quelli passati, per creare un ambiente naturale soddisfacente per tutti.
Partendo dal 1982 la Regione Toscana si è interessata alla formazione del sistema delle aree protette dei parchi e delle riserve naturali della Toscana ed i Comuni interessati, assieme alla Provincia, hanno cercato di collaborare per agevolare l’attuazione del sistema delle aree protette, affinché il Padule di Fucecchio assuma il valore di polo naturalistico primario, di elemento riorganizzatore dell’intera Valdinievole, diventando inoltre, tramite le fasce fluviali, un elemento di collegamento con i sistemi ambientali collinari.

Soltanto nel 1995 la Regione Toscana ha emanato norme per l’istituzione e la gestione di riserve naturali di competenza delle Province ed a seguito di ciò è stata istituita la Riserva Naturale denominata “Padule di Fucecchio” con Delibera del Consiglio Provinciale del 1996 e con Delibera del Consiglio Provinciale del 1997 è stato adottato il Regolamento di tale Riserva Naturale, che persegue la tutela e la valorizzazione dell’ambiente naturale in tutte le sue componenti, la ricostruzione o il mantenimento di un ambiente favorevole alla sosta e permanenza della fauna selvatica, il miglioramento della qualità della produzione agricola, la promozione di nuove attività economiche legate al turismo compatibile con questo particolare ambiente, la realizzazione di programmi di studio e ricerca scientifica finalizzati alla conoscenza ed al miglioramento dell’equilibrio naturale degli ecosistemi e dei paesaggi naturali, il miglioramento del rapporto uomo-nat
L’Amministrazione Comunale si muove da tempo per promuovere la valorizzazione di tutta l’area palustre finalizzando i suoi sforzi alla riapertura di canali navigabili, percorsi pedonali e ciclabili ed al recupero di vecchi edifici come la Dogana medicea del Capannone e gli essiccatoi di tabacco, singolari esempi di archeologia industriale. Si vorrebbe quindi mantenere questi terreni come “zone umide”, con un necessario risanamento delle acque, da collegare al recupero architettonico degli edifici esistenti.

Proprio per valorizzare questo particolare ambiente, ecosistema complesso i cui caratteri fisici chimici e biologici concorrono a formare uno dei più straordinari sistemi di vita del nostro paese, nel mese di Ottobre ‘96 è stato promosso il percorso Pescia/Padule con l’inaugurazione del sentiero trekking via argine della Pescia di Pescia per poi finire lungo i canali di bonifica del Padule. I sentieri disegnano un’intricata maglia sulla superficie del cratere palustre, con l’occhio attento alle esigenze di quanti a piedi, in bicicletta e a cavallo, vogliono in qualche modo “vivere” quest’area protetta. Ricordiamo che è possibile visitare il Padule con i caratteristici barchini, che ancora alcuni privati tengono nei vari fossi o canali, forse il modo più emozionante e più vero di accostarsi a quest’ambiente naturale.
Nel vicino Comune di Larciano in località Castelmartini, è stato istituito alla fine del 1990 “Il Centro di Ricerca, Documentazione e Promozione del Padule di Fucecchio, che composto da rappresentanti di Enti pubblici ed Associazioni si interessa alla salvaguardia di questo ambiente. Il suo scopo è quello di promuovere la conservazione e la valorizzazione delle qualità storiche, ambientali e naturalistiche del Padule di Fucecchio e del vicino lago di Sibolla, come zone umide di interesse nazionale ed internazionale. Il Centro dà un particolare rilievo alle attività di educazione e divulgazione rivolte a tutte le fasce di età anche se maggiormente si cerca di interessare la fascia scolastica. Si promuove lo studio delle caratteristiche fisiche del territorio, la documentazione visiva delle variazioni stagionali del paesaggio, l’ascolto dei suoni del padule, l’osservazione diretta delle specie animali e vegetali, le varie attività tradizionali.

Archivio e Museo storico del Consorzio di Bonifica del Padule di Fucecchio

Il Consorzio di Bonifica del Padule di Fucecchio ha delle origini molto antiche: la sua nascita risale al 1796. Tuttora il suddetto organismo esiste ed è ben attivo sul territorio palustre. Il suo comprensorio si estende su 57000 ettari di superficie, cioè per tutta la zona della Valdinievole, dalle colline del Montalbano a quelle delle Cerbaie, dallo spartiacque Appenninico all’Arno.

Nel museo si possono vedere vecchie carte geografiche riguardanti il territorio del Padule: una risale addirittura al 1796 e numerose altre sono databili ai primi dell’800. In questi locali sono raccolti anche vecchi registri ottocenteschi, alcune deliberazioni del 1830/40, tutto l’archivio del torrente Nievole dal 1826 ai giorni nostri, atti delle varie Comunità databili attorno al 1840 e numerosi atti di fine ottocento. Inoltre vi sono raccolti i vari Statuti del Consorzio ed alcune pubblicazioni come quella del Cav. Giovanni Clive datata 1898. Sono inoltre presenti anche numerosi testi moderni relativi ai vari studi fatti sul Padule riguardanti la flora, fauna, problemi connessi all’inquinamento e proposte di possibili interventi. Si può ammirare una tavola del territorio alluvionato il 4/6 novembre 1966, il diagramma relativo alle piene più recenti, una pianta relativa agli appostamenti fissi di caccia agli acquatici e varie mappe o documenti relativi alla sistemazioni.

La sede dell’Archivio e Museo storico è collocato nei locali delle vecchie scuole comunali in località Vione. E’ accessibile su richiesta al Consorzio di Bonifica del Padule di Fucecchio.

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