Il Comune di Civitella Paganico si trova in provincia di Grosseto, e confina a nord con la provincia di Siena, a sud con i Comuni di Campagnatico e Cinigiano e a est con il Comune di Roccastrada.
Il paesaggio – prevalentemente collinare e solcato dal fiume Ombrone e da numerosi torrenti – vanta un ambiente naturale eccezionalmente ben conservato dove la fitta macchia mediterranea si alterna a campi coltivati, a testimonianza di un’economia che si regge soprattutto sull’agricoltura e sull’ambiente.
I paesi del Comune, quasi tutti arroccati su colli ad eccezione di Paganico e Monte Antico, sono circondati da boschi e dalla campagna incontaminata del paesaggio toscano tanto celebre in tutto il mondo. Querci e cipressi si alternano sulle colline e nei piani, e fitti arbusti come il corbezzolo, il mirto, l’erica, e le ginestre le coprono di vivaci colori durante tutto l’anno. In questo ambiente trovano il loro habitat perfetto cinghiali, caprioli, lepri, fagiani, starne e presso le rive dell’Ombrone, numerose specie di uccelli acquatici. Il territorio comunale vanta anche la presenza di una rara specie di ginestra, detta ginestra pendula (genista aetnensis) che sulla tarda primavera si riempie di migliaia di fiorellini gialli.
Oltre al tesoro costituito dalle bellezze naturali dell’area, il Comune di Civitella Paganico vanta un grande patrimonio di testimonianze artistiche di epoche diverse tra cui chiese e castelli di grande valore. La posizione lungo una delle maggiori vie di comunicazione, la E78, rende il territorio comunale di Civitella Paganico una base ideale per esplorare le più celebri aree della Toscana: da Siena al mare della Maremma, dalla Val d’Orcia alle Colline Metallifere, dal Monte Amiata alla Val di Merse.
Tra le grandi risorse locali non si possono poi dimenticare le Terme di Petriolo ubicate al confine tra il Comune di Civitella Paganico e quello di Monticiano.
La tradizione enogastronomica offre inoltre un’ulteriore ragione per visitare il comune. Le Sagre paesane che si svolgono ogni anno nelle frazioni, le moltre strutture ricettive, gli ottimi ristoranti e trattorie, e le cantine e i frantoi locali offrono ai visitatori il meglio della tradizione locale durante tutti mesi dell’anno.
Il paese ha una storia molto ricca ed assai ben documentata.
La “terra murata” di Paganico fu infatti voluta dai senesi a guardia della Valle dell’Ombrone, come avamposto delle colline che giungono a Siena. Fu creato ex-novo per servire alle mire che la repubblica aveva sulla Maremma e lo sbocco al mare.
Che Siena tenesse in modo particolare alla nascita di questo borgo, (detto anche Castelfranco o Borgo-franco perché esente da qualunque tassa o balzello per almeno dieci anni), è dimostrato anche dalle sollecitazioni rivolte ai comuni vicini a favorire in vari modi la costruzione di Paganico e dagli incentivi offerti a chi volesse andare a viverci. Furono, infatti, distribuiti appezzamenti di terreno per fabbricare case, e si dispose che i comuni di Civitella e i castelli di Campagnatico, Sasso, Gello, Monteverdi, Casenovole e Montecodano preparassero apposite fornaci per la calce occorrente.
Nel 1295 le mura erano già state iniziate e le porte costruite, e si ordinava di ricercare uomini per terminare la costruzione della chiesa. Paganico doveva, però, essere un centro già molto attivo, visto che, fin dal 1273, si era stabilito di effettuare il mercato ogni settimana e si era fissata nel giorno di settembre dedicato a Sant’Angelo la ricorrenza per la grande festa che per tre giorni consecutivi attirava i mercanti delle terre vicine e della stessa Siena. Questa tradizione sopravvive ancor oggi nella Sagra paesana che si organizza in coincidenza con la festa di San Michele Arcangelo.
La fortificazione fu ultimata nel 1335 con un costo eccezionale a testimonianza di quanto Siena tenesse a questo Borgo, necessario per il controllo della Maremma e per l’accesso alla costa, in particolare al porto di Telamone. La Repubblica l’aveva infatti acquistato nel 1303 dall’Abbazia di San Salvatore sul Monte Amiata.
Dopo la caduta della repubblica senese nel 1555 anche Paganico fu messo a ferro e fuoco dagli imperiali, semidistrutto e i suoi abitanti trucidati. Il suo territorio fu annesso al granducato di Toscana che nel 1602 lo rese marchesato per il principe Antonio dei Medici, supposto figlio di Francesco I. La sopraelevazione della porta cassero fu voluta proprio da quest’ultimo come alloggio del Marchese di Paganico.
Arroccato sulla cima di uno dei colli della zona, sui quali emerge quello più alto, il Poggio dei Lecconi (600mt), Pari, come altri paesi compresi nel territorio del Comune di Civitella Paganico, fu un piccolo nucleo abitativo risalente addirittura al Paleolitico Superiore Arcaico.
Fu poi degli Etruschi e dei Romani, come è testimoniato dai ritrovamenti archeologici oggi custoditi nei musei di Grosseto, Siena e Firenze.
Come Civitella, i Conti dell’Ardenghesca lo scelsero come loro residenza, e venne poi attratto nell’orbita di Siena tra il 1179 ed il 1254.
Sul finire del Duecento il territorio passò ad altre famiglie nobili senesi, come i Rinuccini, gli Squarcialupi, i Forteguerri, i Buonsignori e infine ai Malavolti. Questi ultimi rilevarono tutta la proprietà e giurisdizione di Pari per imporre dei pedaggi.
Le scorrerie e l’insalubrità nella valle dell’Ombrone produssero un lento decadimento anche di questa rocca, seppur con minore incidenza rispetto ad altri castelli.
Con le riforme leopoldine del 1766, Pari rientrò per poco spazio entro i confini della Provincia Inferiore con potesteria di Grosseto, legando così i suoi destini a questa provincia.
Pari è il paese natale del grande scrittore di inizio Novecento Federigo Tozzi.
Casale, ormai indicata come Casal di pari per la vicinanza col primo e più grande borgo, è posta su un colle a 470 mt di altitudine. Fu anch’esso un piccolo centro degli Ardengheschi che poi si sottomise a Siena.
Poco o nulla resta del vecchio agglomerato che dovrebbe risalire al XII secolo, se non l’antica struttura con le strette stradine e una piccola piazzetta sovrastata da terrazze ed archetti.
Anticamente Casale comprendeva poche abitazioni per le famiglie addette ai lavori nei campi e quella che ancor oggi si chiama la Residenza del Vescovo. Tale residenza fu costruita da Fabio De Vais, nobile senese, nel 1573, come indica lo stemma nobiliare posto sull’arco di ingresso alla corte in via Costeggio. Purtroppo del nobile edificio resta ben poco: vi furono infatti ricavate alcune modeste abitazioni che hanno distrutto la primitiva e chiara forma architettonica.
La chiesa di San Donato appartiene al XV secolo e fu totalmente rifatta nel 17oo. L’edificio è caratterizzato da una grande semplicità sia all’interno che all’esterno. Un elemento di interesse è rappresentato da una pietra inserita di traverso nello stipite di sinistra che sorregge il portale laterale detto Porta degli Uomini. Su questa pietra c’è un’iscrizione frammentaria che pare possa essere interpretata come S. Monachi De Ecclesis Vaecto (“Trasportata dalla Chiesa del Santo Monaco”). Questo farebbe pensare che questo frammento provenisse dall’antichissimo Convento in Val d’Aspra, dedicato appunto a Sant’Antonio e di cui non restano ormai che le notizie storiche e ruderi di un muro perimetrale.
Casale, antico borgo nascosto tra i boschi, resta oggi un piccolo villaggio dove si respira un’aria fresca e salubre dal sapore antico. Quasi di fronte svetta l’alto poggio di Monteacuto, un tempo sede di un comunello ed oggi coperto da una fitta vegetazione che nasconde le antiche rovine.
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