Il sigaro toscano

Il Sigaro Toscano e il tabacco Kentucky: scoprire questo eccellente prodotto toscano.
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Il Sigaro Toscano nacque casualmente a Firenze nel 1815 in seguito ad un violento acquazzone estivo che inzuppò una partita di tabacco Kentucky che poi, a causa del caldo, subì una fermentazione ammoniacale. Il Direttore della fabbrica, per non buttare via questo tabacco “andato a male”, pensò di utilizzarlo come ripieno per sigari da vendere a pochissimo prezzo. L’accoglienza per questo “sigaraccio puzzolente” fu calorosissima al punto che divenne produzione industriale.

Il tabacco kentucky

E’ un tabacco derivato, per ibridazione e selezione, dal tipo flue-cured nordamericano. E’ un tabacco scuro appartenente alla classe dei fire-cured, i tabacchi curati a fuoco diretto, da legni speciali il cui fumo penetra lentamente nelle cellule delle foglie del tabacco, conferendo uno specifico aroma al tabacco curato le cui foglie assumono un colore dal marrone al marrone scuro, fino al nero.

La varietà Kentucky, inizialmente utilizzata come prodotto da mastico e successivamente nelle sigarette “forti”, viene coltivata negli Stati Uniti (Kentucky, Virginia, Tennessee) e nel Messico, in molti Stati dell’Africa (Malawi, Tanzania, Kenya, Zaire, Sierra Leone, Mali), in Europa (Polonia, Italia). I tabacchi fire-cured costituiscono circa l’1% dei tabacchi prodotti nel mondo.

In Italia il tabacco Kentucky è una delle varietà americane di più antica introduzione. Venne dapprima importato agli inizi del 1800 dagli Stati Uniti, per il confezionamento del sigaro Toscano, successivamente fu iniziata la sua coltivazione a titolo sperimentale a partire dal 1850. Le ibridazioni con alcune varietà locali e gli adattamenti all’ambiente hanno portato alla costituzione di un tabacco Kentucky molto ben caratterizzato.

Caratteristiche

Il Kentucky è una pianta di grande sviluppo, alta fino a 2 metri, a fusto vigoroso e internodi brevi, con 18-20 ampie foglie, lanceolate, di colore verde scuro.
In normali condizioni di coltivazione, il Kentucky è una pianta rigogliosa, di forma cilindrica o conica, alta in media tra 180 e 200 cm, con 24-28 foglie utili. Le foglie sono ovate alla base della pianta, lanceolate in cima, di colore verde carico. Le foglie hanno grande sviluppo, lunghe in media 70-80 cm e larghe 40-50 cm, ricche di resine. La costola della foglia e le nervature sono piuttosto pronunciate, con tessuto tendente al sostanzioso, e con infiorescenza aperta e corolla rosea. Il frutto è una capsula contenente circa 3.500 semi.

Zone di coltivazione

La coltivazione del Kentucky ha raggiunto il massimo intorno alla metà degli anni ’80, quando la produzione ha superato le 12.000 tonnellate; successivamente, per il calo del consumo dei sigari e per la minore richiesta dell’industria manifatturiera, e per le modifiche apportate dalla Comunità europea (gruppi varietali e quote massime garantite), la produzione si è ridotta di circa la metà, mantenendo comunque una sostanziale stabilità negli ultimi anni.

La produzione del Kentucky costituisce attualmente circa il 5% del totale dei tabacchi coltivati in Italia. La Campania è la regione dove si concentra quasi la metà dell’intera produzione del tabacco Kentucky, soprattutto nella provincia di Benevento (il 45% della produzione nazionale). Viene coltivato anche in Toscana, Veneto, Lazio e Umbria.

La semina

Il numero di semi per grammo è 13-14.000 circa. La semina si effettua in febbraio-marzo, usando 0,20 g di seme per metro quadrato di semenzaio. Da una superficie di 60 mq di semenzaio si ottengono piantine sufficienti per un ettaro di coltura. Le cure nel semenzaio consistono in frequenti irrigazioni, diradamento delle piantine, diserbo e difesa da parassiti animali e vegetali, soprattutto dalla muffa blu (peronospora).

Il terreno

Il Kentucky predilige terreni profondi, freschi, di medio impasto, naturalmente fertili e ricchi di sostanza organica. I terreni troppo sciolti e sabbiosi danno un prodotto di tessuto magro, quelli troppo argillosi e permeabili all’acqua forniscono tabacchi con tessuto ordinario e grossolano.

Le concimazioni organiche, eseguite in autunno, non superano i 100 quintali per ettaro. I concimi minerali sono somministrati in primavera, in quantità orientative intorno ai 150 kg di azoto per ettaro, e quantità analoghe di anidride fosforica e ossido di potassio.

Il trapianto

Il trapianto, effettuato con piantine che nel semenzaio hanno raggiunto l’altezza di 10-15 cm, si effettua tra maggio e giugno, con distanze di circa 90 x 90 cm. Le normali condizioni di produzione richiedono una compattezza variabile in media da 10.000 a 12.000 piante per ettaro, pari a circa 100.000 foglie per ettaro.

La coltura

Il Kentucky richiede operazioni di rincalzatura delle piante, concimazioni in copertura e irrigazione di soccorso, effettuata soprattutto durante la fase di maturazione delle foglie, ed eliminazione delle foglie più basse a contatto col terreno (sbranciolatura).

Viene effettuata cimatura da 14 a 20 foglie utili per la pianta, con eliminazione del bottone fiorale e delle foglie più alte. Si ottiene un aumento della superficie fogliare, specie delle foglie apicali, e un tessuto fogliare più sostanzioso ed elastico. Successivamente si eliminano i germogli ascellari che si formano (operazione di scacchiatura), con uno o due trattamenti con prodotti antigermoglianti di contatto e sistemici.

Il raccolto

La maturazione delle foglie si raggiunge 40-50 giorni dopo la cimatura, avviene dal basso (foglie basilari) verso
l’alto (foglie mediane e apicali), e comporta uno schiarimento del colore e la comparsa di macchie giallo-verdastre. La raccolta viene effettuata in foglie, staccando le foglie dal fusto 2-3 per volta. La raccolta a piante intere o mista si effettua raramente. Le foglie raccolte vengono infilzate e portate nei locali di cura.
La resa di prodotto verde, in condizioni normali, varia in media da 1.500 a 2.100 kg per ettaro.

Essiccazione

I locali per la cura sono dotati di sistemi di “stendaggio” per le filze di foglie, e di prese d’aria per la regolazione dell’umidità durante la cura.
Le fasi della cura determinano mutamenti di colore delle foglie e del loro stato fisico, mediante opportune gradazioni di temperatura regolabili col fuoco. Si distinguono 4 fasi: ingiallimento, ammarronamento, essiccazione della lamina fogliare, essiccazione della costola. Nella fase di ingiallimento le foglie sono poste in locali chiusi per alcuni giorni a temperatura ambiente, senza fuoco. Nella fase di ammarronamento, quando il tabacco ha assunto in gran parte il colore giallo, si accendono i fuochi con legna secca di essenza forte (faggio, leccio, quercia e simili) ottenendo fumo senza fiamma. La temperature resta a 28-30 C per un giorno, e portata a 38-40 C in 4-5 giorni, eliminando dai locali l’umidità che si forma.

Nella fase di essiccamento della lamina fogliare, quando il tabacco è completamente marrone, la temperatura viene portata a 45-50 C, attivando i processi di fermentazioni in massa che conferiscono profumo e aroma al tabacco. Opportuni controlli dell’umidità evitano fenomeni di surriscaldamento delle foglie che le renderebbero inutilizzabili. Il fumo in questa fase rende le foglie lucenti e di tessuto compatto.

Nella fase successiva, di essiccamento della costola, della durata di circa tre giorni, la lamina fogliare diventa vitrea e fragile al tatto: il fuoco viene spento e si attende che la foglia torni morbida e pastosa. Il fuoco viene di nuovo acceso per portare gradualmente la temperatura fino a 50 C e riottenere una lamina di nuovo vitrea.
L’operazione finale, di rinvincidimento, permette col riassorbimento dell’umidità, di ottenere di nuovo la consistenza pastosa della foglia. Le operazioni di fuoco e quest’ultima, alternate, portano la costola e la lamina a un colore marrone uniforme, elastica e morbida.

In totale il processo di cura dura da 15 a 20 giorni, con un consumo di legna di circa 50 kg per quintale di tabacco verde da curare.

Allestimento del prodotto

Le foglie curate del Kentucky sono ampie, gommose, lucide di colore marrone, elastiche e resistenti; l’alto contenuto in nicotina (3-6%) conferisce gusto e aroma intensi.
Le foglie curate vengono presentate in manocchi, e condizionati generalmente in ballotti. Nella fase di lavorazione pre-manifatturiera le foglie sono separate per gradi d’impiego (fascia, ripieno e trinciati). Il Kentucky per fascia da sigari presenta foglie ben curate e stagionate, di colore marrone scuro, con tessuto sostanzioso e ricco di resine, di buona combustibilità.
Il Kentucky è impiegato prevalentemente per il confezionamento dei sigari Toscani (fascia e ripieno), in misura minore nei trinciati da pipa e in alcuni tipi di sigarette.

I sigari toscani

SIGARO: MORO (uscito in commercio nel 2000)
TIRAGGIO: CORRETTO
COMBUSTIONE: UNIFORME
CENERE: GRIGIO PERLA
SAPORE: ECCELLENTE
AROMA: RICCO
FORZA: INTENSA
PERSISTENZA: RIMANE NELLA MEMORIA
NOTE: Rimane difficile giudicare prodotti che raggiungono l’eccellenza come il Moro, si rischia di dire soltanto banalità.
Uscito in commercio 2000 rimane ancora più difficile immaginarsi qualcosa di meglio. Un ringraziamento all’E.T.I. che è riuscita a darci un prodotto di assoluto livello mondiale, non teme
confronti. Il suo diametro alle punte e in pancia lo rendo armonioso, come le forme di una bella donna.

 

SIGARO: MILLENNIUM (uscito in commercio nel 1999)
TIRAGGIO: CORRETTO
COMBUSTIONE: ASS.UNIFORME
CENERE: GRIGIO PERLA
SAPORE: ECCELLENTE
AROMA: RICCO INTENSO
FORZA: CORRETTA
PERSISTENZA: MOLTO PERSISTENTE
NOTE: Anello di combustione assolutamente uniforme, cenere compatta, da fumare rigorosamente intero, da riservare alle occasioni speciali. Riesce a sprigionare morbidezza e aroma che sono splendidamente uniti al grande corpo del sigaro. Grande sensazione di pienezza “l’ultimo desiderio del condannato morte”, considerando la rarità.

 

SIGARO: SELECTED (uscito in commercio nel 1998)
TIRAGGIO: CORRETTO
COMBUSTIONE: UNIFORME
CENERE: GRIGIO ACCIAIO S
APORE: TIPICO
AROMA: INTENSO
FORZA: ACRE ACCENTUATA
PERSISTENZA: MOLTO PERSISTENTE
NOTE: Anello di combustione uniforme ha una forza di fuoco in bocca troppo accentuata se fumato ammezzato. Se tirato in modo avido e frenetico ha dei picchi amarognoli che si vanno man mano attenuando. Se umidificato ritroviamo grande morbidezza che ci si attende leggermente piccante alla lingua.

 

SIGARO: ORIGINALE (uscito in commercio nel 1985)
TIRAGGIO: CORRETTO
COMBUSTIONE: ASS.UNIFORME
CENERE: GRIGIO PERLA
SAPORE: ECCELLENTE
AROMA: RICCO INTENSO
FORZA: CORRETTA
PERSISTENZA: MOLTO PERSISTENTE
NOTE: Anello di combustione assolutamente uniforme, grande quantità di fumo in bocca assai morbido. Se abbiamo la fortuna di avere diametri più grandi è fantastico. Rapporto qualità prezzo stupefacente.

 

SIGARO: ANTICA RISERVA (uscito in commercio nel 1992)
TIRAGGIO: CORRETTO
COMBUSTIONE: ASSAI UNIFORME
CENERE: GRIGIO ACCIAIO
SAPORE: ECCELLENTE
AROMA: PIACEVOLE INTENSO
FORZA: CORRETTA
PERSISTENZA: ABBASTANZA PERSISTENTE
NOTE: Anello di combustione assolutamente uniforme, è il primo sigaro della gamma arrotolato a macchina. La sua caratteristica risiede nel grande equilibrio e nella facilità di tiraggio: è praticamente infallibile. Da consigliare a chi è scettico sul toscano. Racchiude morbidezza quantità di fumo e affidabilità. E’ sicuramente il sigaro per avvicinarsi all’affascinante mondo dei toscani.

 

SIGARO: ANTICO TOSCANO (uscito in commercio nel 1973)
TIRAGGIO: CON RESISTENZA
COMBUSTIONE: BUONA
CENERE: GRIGIO ACCIAIO
SAPORE: SAPORI PICCANTI
AROMA: RICCO INTENSO
FORZA: PRONUNCIATO RESISTENTE
PERSISTENZA: MOLTO PERSISTENTE
NOTE: Anello di combustione abbastanza uniforme è il toscano per eccellenza. Di grande forza e impatto con aromi molto pronunciati e una certa resistenza al tiraggio è sicuramente il più difficile dei toscani. Solo per fumatori esperti, richiama il profumo di tabacco lavorato, conserva la tipicità del prodotto tradizionale.

 

SIGARO: EXTRA VECCHIO (uscito in commercio nel 1953)
TIRAGGIO: CORRETTO
COMBUSTIONE: BUONA
CENERE: GRIGIO SCURA
SAPORE: UNIFORME
AROMA: INTENSO
FORZA: PRONUNCIATO RESISTENTE
PERSISTENZA: MOLTO PERSISTENTE
NOTE: Anello di combustione non sempre uniforme, cenere farinosa, il primo sigaro della gamma con fascia di provenienza italiana. La sua composizione, gli conferisce un gusto molto intenso non spigoloso, particolare; la sua fermentazione e maturazione, conferiscono al sigaro corpo e persistenza. Ha un rapporto qualità prezzo favoloso, peccato che man mano che scendiamo di prezzo diminuiscano i diametri del sigaro. Saremmo curiosi di provare un giorno un toscano arrotolato a mano con fascia di provenienza italiana.

 

SIGARO: TOSCANI (uscito in commercio nel 1930)
TIRAGGIO: ABBASTANZA CORRETTO
COMBUSTIONE: IRREGOLARE
CENERE: GRIGIO SCURA
SAPORE: TABACCO MATURO
AROMA: INTENSO
FORZA: PRONUNCIATO
PERSISTENZA: PERSISTENTE
NOTE: Anello di combustione spesso irregolare, ha un aroma intenso con impatto deciso dai sapori di essenze di legno secco. Sigaro tutto italiano. Un prodotto del genere meriterebbe più cure e attenzioni. Spesso si trovano fasce brunite con riflessi oro fantastiche con delle nervature accentuate. Trinciato del ripieno avvolte difforme.

 

SIGARO: GARIBALDI (uscito in commercio nel 1982)
TIRAGGIO: CORRETTO
COMBUSTIONE: BUONO
CENERE: GRIGIO SCURA
SAPORE: AROMATICO
AROMA: PIACEVOLE
FORZA: ROTONDA
PERSISTENZA: ABBASTANZA PERSISTENTE
NOTE: Anello di combustione abbastanza regolare, fascia italiana con trinciati “sanniti”. Un toscano originalissimo “mitigato”dai sapori morbidi. Un sigaro per tutte le ore. La sua composizione si deve, come leggenda recita, allo scrittore recentemente scomparso Mario Soldati. In assoluto è il sigaro del passaggio del fumatore dalla sigaretta al sigaro, facile da fumare.

Come si conservano i sigari

Alcune attenzioni, comunque, che gli appassionati possono seguire per conservare meglio i Sigari sono:
– conservare i sigari in contenitori come ad es. la scatola ellittica dell’Antico Toscano o la cassetta di legno del Toscano Originale; evitando comunque, contenitori che abbiano particolari odori
– non collocare i contenitori dei sigari in locali tipo cucine, cantine, soffitte; luoghi dove si possono verificare forti sbalzi di temperatura e umidità o dove possono essere presenti particolari profumi o odori.

Eccessi di umidità del sigaro possono essere valutati con un semplice esame obiettivo: premendolo tra il dito pollice e indice non si deve avvertire la sensazione del soffice, bensì si deve avvertire una certa elasticità nella fasciatura. Un danno irreparabile è causato dalla muffa che può manifestarsi nella fascia e rende il sigaro infumabile.
Eccessi di essiccazione, invece, rendono il sigaro fragilissimo, con rischi di facili rotture, anche nell’eventuale taglio, e possibili scollature della fascia, quindi infumabile. Questi sono i danni più frequenti derivati da una cattiva conservazione del prodotto, ma non dimentichiamo che i toscani sono sigari molto resistenti se conservati opportunamente: li abbiamo fumati anche dopo venti anni senza avvertire problemi di tiraggio, gusto, aroma e combustibilità; quando, naturalmente, nel tempo sono stati rispettati gli equilibri di umidità, temperatura e luce.

Come si accende il sigaro

Prima dell’accensione: generalmente si ha l’abitudine di dare una attenta occhiata prima di accendere il Sigaro Toscano, ed è una ottima idea! La soddisfazione infatti si comincia ad avvertire ancora prima di fumare, osservando il sigaro, cercando di capirne i pregi e gli eventuali difetti. Con un leggero tasto si può capire se è secco oppure umido, chiaro o scuro, se la punta o la pancia sono calibrate come vorremmo. Insomma ancora prima di accenderlo lo abbiamo già pregustato!

Accensione: ognuno di noi, per praticità, tiene a portata di mano un accendisigari a gas anche se non sarebbe l’ideale. Da escludere assolutamente quelli a benzina, i fiammiferi a cera e tutto ciò che può dare al sigaro un cattivo gusto. L’ideale sarebbe la fiamma d’alcool, sostituibile più agevolmente dai tradizionali fiammiferi di legno. Lasciare comunque evaporare lo zolfo prima di accendere il sigaro.

Una buona accensione è determinante. E’ importante che la combustione sia estesa su tutta la parte del sigaro, o del mezzo sigaro, che si accende. Si consiglia di tirare leggermente, girandolo lentamente, in maniera che la fiamma possa essere distribuita equamente. Se il tiraggio è buono ed abbiamo effettuato una buona accensione, il sigaro si consumerà lentamente con il bulbo del fuoco (fornello) a “cono”. Per una questione estetica la cenere non va mai scossa. Se durante una accensione si presenta il bulbo a forma di imbuto rovesciato, va subito corretta con la fiamma di accensione: eviteremo una delusione nella fumata.

Può capitare che il sigaro abbia una cattiva combustione, i motivi possono essere:
cattivo tiraggio, punte troppo strette, rottura fascia, foro sulla fascia, scollatura della fascia…
Purtroppo a questi eventuali difetti non ci sono rimedi: sono i rischi che un prodotto confezionato manualmente può presentare.

Riaccensione: spesso il sigaro si spegne. Riaccenderlo prima che si raffreddi, rigirandolo sulla fiamma, tirando lentamente e lasciandolo riprendere naturalmente come se continuasse la sua combustione da dove si era interrotta. In questa maniera eviteremo che il sigaro prenda un gusto amaro e sgradevole.

Tagliare il sigaro

Nel caso si voglia tagliare a metà il sigaro, dobbiamo tenere conto di alcuni semplici accorgimenti. Per evitare facili rotture in prossimità del taglio è consigliabile inumidirlo bagnando leggermente la fascia. Alcuni appassionati usano la saliva, altri l’acqua, alcuni il vino, la grappa o il cognac. L’importante è renderlo meno fragile per avere la possibilità di un taglio netto e deciso. I tagliasigari più indicati sono quelli che al momento del taglio avvolgono il sigaro completamente in tutta la sua circonferenza, evitando così possibili rotture o scollamento della fascia.

Anche se non abbiamo simpatia per il cellofan, il sigaro può essere tagliato anche prima di sfasciarlo dallo stesso cellofan, la pellicola contribuirà ad evitare rotture. Conosciamo alcuni fumatori che spezzano il sigaro con le mani; in questo modo però, si procurano certamente rotture, in particolare nel Toscano Originale che avendo il ripieno lungo è il più esposto a danni irreparabili.

Cattivo tiraggio

I motivi di un cattivo tiraggio possono essere molti. E’ naturalmente il peggiore difetto che può avere un sigaro perché difficile, e a volte impossibile, da rimediare. Può essere causato dal fatto che il ripieno è troppo pressato o ha le punte piccole; da fori o rotture nella fascia o da scollature. In alcuni casi si può rimediare. Se riteniamo che la punta sia troppo compressa si può provare a tagliarne una piccola parte (non più di 1 cm), oppure si può provare a forare il sigaro con un ago nel centro della eventuale strozzatura, per consentire un passaggio più agevole dell’aria e quindi avere un migliore tiraggio.

Un piccolo foro in prossimità della punta può essere tappato con un dito mentre fumiamo. Se il buco si presenta vicino al punto di accensione, possiamo tagliare il sigaro proprio in quel punto. Le scollature pur essendo difficili da riparare spesso si possono rimediare bagnando leggermente la parte scollata, evitando sempre di strapparla.