Borgo Medievale costruito su un ripido scoglio, possiamo trovare vie strette e tortuose fino alla chiesa parrocchiale che conserva tratti romanici. Il Borgo di Castelnuovo ha una fisionomia tipica medievale e si presenta molto accogliente circondato da boschi. Offre molta tranquillità non essendo percorribile con le auto.
Castelnuovo di Val di Cecina è un piccolo villaggio delle Colline Metallifere, situato sulle estreme propaggini della Maremma aperte verso il mar Tirreno e l’isola d’Elba. Il suo nome medievale è “Castri Novi de Montanea” (Castel Nuovo di Montagna) e tale appellativo è assai più rispondente alle caratteristiche fisiche dell’insediamento urbano. Le origini sono incerte, ma risalgono senz’altro all’età Longobarda (VII sec.), allorché questo popolo tracciò nuove strade per la ricerca dei minerali edificando una serie di rocche di avvistamento e di difesa (Warding) lungo il tracciato che si snodava da Volterra a Massa Marittima.
Il territorio comunale è caratterizzato dalla presenza di notevoli siti archeologici del periodo neolitico, etrusco, barbarico, medievale e da Pievi premillenarie che testimoniano il radicamento e la diffusione del cristianesimo in quest’area. Infatti, seguendo il corso del fiume Cornia, risalirono dal mare verso l’interno: S. Regolo, S. Cerbone, S. Ottaviano, S. Giusto e S. Clemente, i Santi africani evangelizzatori di Volterra e delle Colline Metallifere. Un’importante via di pellegrinaggio verso Roma, aperta da S. Pietro, vide la presenza di S. Rocco e S. Guglielmo, di abati e di eremiti. Dopo il 1000 Castelnuovo fu a lungo feudo dei conti Alberti fino alla “rivoluzione” del 1213, quando la classe degli uomini liberi di discendenza longobarda (freiherren), riuscì a prendere il potere con l’aiuto del potente comune di Volterra, sotto la cui protezione l’economia e la vita civile conobbero un notevole sviluppo.
Castelnuovo e la sua comunità furono al centro degli scontri per il possesso delle risorse minerarie (argento, zolfo, allume e vetriolo), tra il vescovo-conte e il libero comune di Volterra per circa due secoli, fino a che, nel 1429, non entrarono definitivamente nell’orbita della repubblica Fiorentina seguendone le aspre lotte e subendo invasioni e saccheggi dagli eserciti imperiali e dalle truppe mercenarie al servizio delle città nemiche. Alla fine del secolo XV, Lorenzo dè Medici e la sua corte di umanisti scelsero lo stabilimento termale di Bagno al Morbo per trascorrervi lunghi periodi di cura e di riposo. Dato in feudo come marchesato alla famiglia degli Albizi di Firenze nel 1639, fu ricostruito in autonoma comunità nel 1776 da Pietro Leopoldo I, il grande sovrano illuminista che avviò la rinascita industriale e sociale del suo territorio. Meta di letterati, geografi, scienziati (Lucrezio, Plinio, Dante, Ugolino da Montecatini, Leandro Alberti, Marullo, Busching, Miller, Mascagni, Hoefer, Giovanni Targioni Tozzetti, Maria Curie e molti altri), a partire dal 1818 conobbe una nuova fase di sviluppo economico seguendo i progressi dell’industria boracifera attuati da Francesco de Larderel, sviluppo che per quasi due secoli ne ha caratterizzato la storia, fino ai nostri giorni.
Il castello di Bruciano sorgeva sulla sommità di uno scosceso monte a sud di Castelnuovo e la sua remota origine si può far risalire al periodo Longobardo (VII sec.). Il Castello fu feudo dei conti Pannocchieschi intorno al secolo XII. Essi lo cedettero al Comune di Volterra nel 1422. La chiesa di S. Maria era sottoposta alla Pieve di Commessano e come tale è ricordata nelle “decime” del XIII – XIV secolo. La fattoria, già possesso dei nobili Ricciarelli di Volterra dal 1727 al 1909, vanta un originale oratorio eretto su una fonte medievale e su un più antico insediamento etrusco-romano, nella prima metà del secolo XIX; oratorio dedicato a S. Ottaviano e S. Maria, ricco di suggestive memorie.
Il castello longobardo è molto antico e viene ricordato per la prima volta nel X secolo. Vi sorse la cappella feudale e poi chiesa di S. Bartolomeo Apostolo, suffraganea della Pieve di Commessano che ebbe il fonte battesimale nel 1440; fonte ricavato in un cippo funerario etrusco del VII sec. a.C.. Nel 1882 la chiesa fu ingrandita ed elevata ad arcipretura. La storia religiosa del Sasso si intreccia con le vicende di S. Pietro, S. Rocco e S. Guglielmo e quest’ultimo santo vi soggiornò a lungo. Date alle fiamme le antiche e preziose reliquie, resta nella parrocchiale una importante tavola dipinta nel 1585, opera di un ignoto artista locale. Poco lungi dal paese, ai Lagoni, sorge la moderna chiesetta di Giovanni Michelucci (1958), importante opera nel percorso creativo del grande architetto fiorentino. Sulla strada per La Leccia un bivio a sinistra conduce al sito delle “Aquae Populoniae”, una importante città termale etrusco-romana del III sec. a. C., in corso di scavo.
Antichissimo è il borgo della Leccia e affascinante la sua storia medievale. La chiesa castellana, dedicata a S. Bartolomeo Apostolo, appartenne al “sesto di Montagna” della Pieve di Morba. Nei pressi del borgo fu eretta una cappella o oratorio della Vergine Maria, per rispettare un voto relativo ad un’apparizione della Madonna nella “selva lecciatina”. Fino a pochi anni or sono vi si custodiva il quadro della “Madonna del Libro”, opera del pittore Matteo di Pierantonio dè Gondi da Leccia (1540 – 1632), paesano. Poco lungi dall’oratorio sorgeva la cappellina della Madonna del Latte, nei pressi di una fonte termale le cui acque sono ancora oggi ritenute benefiche per le puerpere. Alla leccia è sempre vivissimo il culto della Madonna e da tempo immemorabile si celebra la sua festa il 14 giugno, invocandola a protezione della grandine.
Il santuario della Madonna del Libro è posto in prossimità del borgo. L’origine del santuario risale al 1472 quando Lorenzo de Medici, dichiarò guerra a Volterra. La popolazione della Leccia si rivolse alla Vergine pregando, fino al momento in cui la Vergine apparve promettendo pace. Nacque così la devozione, che ancora esiste, per la Madonna delle Grazie detta anche del Libro. A poca distanza dalla chiesa si trova la Fonte del Latte, una fonte che gode della fama di far venire il latte alle madri.
Le Antiche Terme del Bagnone sono poste sulla strada tra Sasso e Leccia. Possiamo trovare al loro interno un vasto complesso termale etrusco-romano che risale al III secolo a.C. e che finì la sua attività nell’epoca del tardo imperiale, che testimonia lo sfruttamento delle risorse geometriche locali.
Montecastelli ha un’origine longobarda e costituiva un importante luogo di avvistamento e di difesa sulla strada mineraria che attraversava da nord a sud delle Colline Metallifere. Ma già in epoca etrusca il luogo era frequentato e lo testimoniano alcune tombe di epoca villonoviana (VII sec. a.C.) ove i primi cristiani praticarono il loro culto al tempo della persecuzione ariana. Intorno al secolo XI il borgo venne incastellato e spartito tra le famiglie comitali degli Aldobrandeschi e dei Pannocchieschi. Nella chiesa vennero traslati da un castellare vicino, Bucignano, i titoli dei Santi Giacomo e Filippo. Feudo vescovile, lungamente conteso da Volterra e Firenze, infine libero comune, si trovò al centro di aspre guerre per il possesso delle miniere di rame e di argento. I suoi statuti comunali del 1427 sono assai importanti ed originali. La chiesa del borgo, che custodisce un bellissimo dipinto di Cosimo Daddi, è un puro esempio architettonico di stile romanico e con la Torre dei Pannocchieschi costituisce un insieme suggestivo di grande rilevanza.
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