Il territorio del Comune di Quarrata si estende per 46 kmq. dalle pendici nordorientali del Montalbano alla pianura bagnata dal fiume Ombrone. Originariamente faceva parte della podesteria granducale di Tizzana; nel 1888 Quarrata divenne capoluogo del Comune, che continuò tuttavia ad intitolarsi a Tizzana fino 1959. Attualmente Quarrata è un importante polo industriale soprattutto nel settore del mobilio, che riguarda quasi esclusivamente la lavorazione di mobili imbottiti e foderati. Parallelamente si è recentemente affermata la lavorazione della gomma e delle resine espanse per le imbottiture.
Di particolare interesse artistico sono la Villa La Magia, recentemente acquistata dal Comune, la chiesa di S. Michele Arcangelo a Vignole, il borgo Medievale di Tizzana, la chiesa di S. Michele Arcangelo di Buriano, la chiesa di S. Maria Assunta.
La tradizione vuole che il nome della borgata derivi da una tal Monna Ferruccia che, nel testamento redatto il 7 dicembre 1385, espresse la sua volontà di essere sepolta nella chiesa dei SS. Filippo e Iacopo, da allora detta “Santo di Monna Ferruccia”. La Chiesa dei SS. Filippo e Giacomo, documentata dal 1383, nel 1648 fu elevata a dignità di pieve. Ricostruita attorno alla seconda metà del XVII secolo, è stata poi sottoposta a nuovi ed importanti interventi nell’Ottocento, quando è stata notevolmente ampliata. Nei locali della canonica, verrà allestito il Museo di Arte Sacra, con opere d’arte provenienti dal territorio circostante ed appartenenti ai secoli XVII e XVIII. Nella frazione di Ferruccia, secondo un’antica tradizione, ogni anno si festeggia nel mese di gennaio la “Festa di S. Antonio Abate”, protettore degli animali, con la benedizione degli animali e la distribuzione dei pani benedetti per mezzo di un carro di età tardo-settecentesca trainato da una coppia di buoi.
La località e documentata dal 1016 come sede di nuclei di “Lambardi” o “Longobardi”. Della Chiesa di San Michele non si hanno notizie certe prima del XIII secolo, quando si trova registrata come dipendente dalla Pieve di Montemagno. Le strutture medievali della chiesa sono state totalmente cancellate dalle ristrutturazioni settecentesche e dai numerosi interventi di restauro succedutisi nel tempo, l’ultimo dei quali si data nel 1893. Singolare appare il campanile, a base quadrata, che risale alla metà del XV secolo e fu realizzato completamente in cotto. L’edificio, preceduto da un portico a cinque campate, all’interno si presenta ad aula unica voltata: da segnalare l’altare maggiore, di età settecentesca, la grande tela con San Michele Arcangelo, e l’organo conservato nella prioria, costruito da Pietro Agati nel 1797, di recente restaurato e da annoverare fra gli organi storici pistoiesi. Da una ventina d’anni, la è stata chiusa al culto, che viene attualmente uffiziato nella chiesa attigua, di recente costruzione.
Posto sulle pendici del Montalbano, è situato a 182 metri s.l.m. La sua storia è assai simile a quella di Buriano, in quanto sede di un fortilizio dei conti Cadolingi di Fucecchio, esistente già prima del Mille. Nel XII secolo fece parte dei possedimenti dei Vescovi di Pistoia e poi successivamente passò ai Panciatichi: qui si rifugiò, dopo la battaglia di Benevento del 1267, il ghibellino Astancollo Panciatichi, costretto poi alla fuga dopo che la roccaforte fu espugnata e distrutta dal guelfo Cialdo Cancellieri, Podestà di Pistoia. La chiesa attuale e l’ex asilo che le è connesso, sorgono entro il perimetro di quello che doveva essere l’antico fortilizio. Il nome di Lucciano è famoso per la produzione vinicola della fattoria dei Conti Spalletti, a cui si deve anche la diffusione nella zona del ricamo a filet. L’edificio che ospita la fattoria si presenta come una costruzione imponente e severa, immersa nel paesaggio di ulivi: l’aspetto attuale è frutto dei radicali rifacimenti a cui fu sottoposto nell’Ottocento.
Il toponimo ricorda un prediale latino, probabilmente aggettivazione del personale Burius: per alcuni studiosi, invece, rappresenta la latinizzazione dell’idronimo ligure Bura. Si tratta di una frazione collinare posta a mezza costa sul versante orientale del Montalbano (201 metri s.l.m.). L’insediamento si è originato da un fortilizio forse già esistente in età longobarda, che fu proprietà dei Conti Cadolingi, poi dei Guidi e dei Vescovi di Pistoia; infine passò sotto la giurisdizione del Comune di Pistoia. I resti delle strutture medievali sono visibili nelle strutture stesse della chiesa di San Michele, sia in misura maggiore in quelle della canonica, dove affiora la massiccia muratura in pietra di una torre a forma quadrata. Una fantasiosa ricostruzione della mura di questo castello è stata realizzata dal parroco, il quale ha disposto lungo il percorso le quindici edicole della Via Crucis.
Il toponimo è di origine latina, per taluni composto da “monte” ed “Oro” nel senso di ricco e fecondo anche in riferimento alle rocce ricche di mica, ma più verosimilmente composto da “mon(te)” e “toro”, che in latino significa appunto rialzo di terra, altura tondeggiante e poi anche rocca. Prima di entrare in paese, si incontra la villa seicentesca dei Baldi Papini, appartenente ad un’antica famiglia di proprietari terrieri pistoiesi. La chiesa di San Martino, documentata a partire dal XIII secolo come dipendente della pieve di Quarrata, oggi è un piccolo oratorio: nonostante i molti rimaneggiamenti, conserva gran parte della sua struttura romanica e, tra il 1950 ed il 1960, è stata interamente affrescata dal pittore Azelio Tuci.
Toponimo latino, composto dal sostantivo “monte” e dall’aggettivo “magnus” che significa appunto “grande”. Da segnalare che nella zona del paese si ritrova un altro toponimo “podere Columella”, che richiama il latino columna e ricorda forse, come i toponimi Colonna e Colonnata frequenti nella piana fiorentina, un limite della centuriazione romana. Nell’ “Atlante dei siti archeologici della Toscana” (1992) si ricorda il rinvenimento nella zona di Montemagno di manufatti litici di età preistorica e frammenti di ceramica romana. La località di Montemagno, documentata nel XI secolo, si estende su un contrafforte del Montalbano fra Quarrata e Casalguidi. Sulla sommità del colle, dove attualmente sorge solo la pieve, un tempo si ergeva un castello di cui non rimangono tracce, se non nelle fonti storiche: il Repetti (1839) ricorda la presenza di un podestà nel XIV secolo.
Il borgo medievale è arroccato, con il suo nucleo più antico, sul crinale di una delle estreme propaggini nord-orientali del Montalbano. Il nucleo originario dovrebbe essere antichissimo: nell’ “Atlante dei siti archeologici della Toscana” (1992), si ricorda il rinvenimento a Tizzana, in un’area imprecisata, di resti di strutture romane non meglio identificate, che potrebbero confermare la probabile fondazione romana del sito. La prima testimonianza storica di Tizzana risale comunque al 1034 ed è contenuta nel “Libro Croce”: il castello di Tizzana era allora possesso del nobile Rodolfo di Pietro. Affrancatosi dai vincoli feudali, nel 1240 Tizzana divenne libero comune e, diviso in quattro circoscrizioni, ciascuna con una propria chiesa, amministrava un vasto comprensorio.
Il Comune di Tizzana perse lentamente la sua importanza, mentre l’acquistò Quarrata che nel 1959 divenne ufficialmente capoluogo del comune. Delle antiche strutture castellane – mura, cassero e torri – oggi sopravvivono soltanto pochi resti: della cortina difensiva sopravvivono alcune tracce attorno al fornice della porta principale, dove sono ancora visibili alcuni stemmi dei locali Podestà. Dalla porta si accede alla piazza, cuore del paese, ai cui bordi sorge la Pieve di San Bartolomeo, costruita contemporaneamente alla rocca e fiancheggiata dalla torre campanaria, in origine una delle torri di guardia del castello. Al lato della porta si trova l’ex palazzo del podestà, poi sede del Comune di Tizzana ed oggi abitazione privata. Al posto della rocca, che si trovava alle spalle del palazzo podestarile, oggi è visibile un giardino pensile. L’antico castello doveva avere probabilmente una triplice cinta muraria, di cui la più esterna circondava la base della collina, come confermato dal toponimo “Santallemura”.
Si ricorda la Chiesa dei SS. Maria e Clemente, di antica fondazione menzionata nel memoriale del vescovo Ildebrando del 1132. Dipendente dalla pieve di Montemagno dal XIII secolo, prese la doppia dedicazione in seguito alla visita parrocchiale del 1541. L’edificio è stato completamente ristrutturato nel XIX secolo e delle antiche strutture rimane solo la torre campanaria. Da segnalare: Villa Zaccanti, sede di meeting e di ricevimenti, e la manifestazione del “Carnevale Rio de Valenzatico”, con carri allegorici realizzati dai rioni del paese.
Sorge ai piedi della collina di Montemagno: qui si trova il lago omonimo attorniato da piante centenarie di querce e di pini. Nei primi anni del Trecento già esisteva nella zona una chiesa detta di “Santa Maria Novella”, mentre il toponimo “Santonuovo” compare per la prima volta in un documento del 1444. Nel XVI secolo, la famiglia Banchieri deteneva il patronato dell’oratorio: solo successivamente fu costruita una nuova parrocchia, distaccata da quella di Montemagno, e così sorse la Chiesa di San Germano con il permesso del granduca Pietro Leopoldo. L’edificio religioso fu consacrato nel 1785: nell’interno, ad unica aula, si segnala l’altare maggiore di forma cinquecentesca, risalente all’epoca della fondazione della chiesa.
All’esterno dell’edificio, dietro l’abside, nel 1794 venne eretto un oratorio per uso della Confraternita del SS. Sacramento: in seguito alla soppressione della Compagnia, l’edificio ha perduto l’originario carattere sacro. Da segnalare nella frazione, la presenza del campo di volo del “Pinguino”, punto di riferimento per appassionati e sportivi che amano praticare sports dell’aria su deltaplani ed ultraleggeri o che intendono conseguire brevetti aereonatici di I e II grado. Da segnalare anche la Chiesa di Santo Stefano, in località Campiglio, che si trova immediatamente fuori dalla strada che da Santonuovo conduce a Quarrata: la chiesa, il cui primo dato storico risale al 1321, viene ricordata come suffraganea della pieve di Montemagno. Di origine probabilmente romanica, come dimostrano alcune bozze di arenaria riportate in luce in prossimità della canonica, l’edificio attuale è risultato di modifiche della seconda metà del XVII secolo.
Da segnalare la Chiesa del Sacro Cuore di Gesù, una costruzione recente posta lungo la Via Statale Fiorentina, aperta al culto nel 1957 in sostituzione dell’antica sede parrocchiale di san Biagio. La chiesa è stata costruita su progetto dell’architetto fiorentino Alfonso Stochetti.
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