Cantagallo

Nell'alta valle del Bisenzio, il Comune di Cantagallo si distende a cavallo di una serie di contrafforti trasversali della catena Appenninica.
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Nell’alta valle del Bisenzio, in un ambiente alpestre di grande fascino per il turista, il Comune di Cantagallo si distende a cavallo di una serie di contrafforti trasversali della catena Appenninica.

La stratificazione toponomastica testimonia l’antichità di insediamento del territorio: oltre ad Usella, toponimo per il quale vari autori propongono una derivazione etrusca, numerosi sono i luoghi che hanno conservato nomi dalle caratteristiche terminazioni prediali di età romana (Luicciana, Migliana, Campagnana, Gricigliana, Sezzana, Bucignano, ecc.). Il fenomeno ci riconduce all’organizzazione territoriale del passato, nel solco vallivo del Bisenzio vedeva una sorta di collegamento naturale fra la conca pratese e la Val Padana. Nel Medioevo, infatti, una delle principali strade per Bologna ancora transitava per Filettole ed Usella, risalendo la valle del Bisenzio sino al valico di Montepiano. Le prime memorie scritte (XIII secolo) ci parlano di una controversia tra i monaci della vallombrosana Abbazia di Vaiano ed i rappresentanti del Comune rurale di Cantagallo.

Fino al XIV secolo il territorio dell’attuale comune fu più volte suddiviso, ma per la maggior parte di quegli anni i Conti Alberti di Prato ne esercitarono il controllo tramite propri vassalli, vendendo poi alcuni castelli al comune di Pistoia. Nel 1400, con l’unione a Luicciana, fu riconosciuta la podesteria, che, oltre all’attuale territorio, comprendeva anche gli abitati di Torri e Treppio. Successivamente la suddetta podesteria fu unita a quella di Montale, mantenendo inizialmente la suddivisione in comuni rurali, rimanendo così zona di confine con il feudo di Vernio.

Luicciana e Cantagallo

Luicciana (423 m), capoluogo e sede del Comune di Cantagallo, ebbe un discreto sviluppo nel Sette-Ottocento, quando vi si teneva un importante mercato. L’antico abitato fu completamente distrutto dalle truppe tedesche nel 1944; l’attuale insediamento, di aspetto recente, venne riqualificato tra il 1981 e il 1984 con la creazione del Museo all’Aperto di Arte Contemporanea, formato da una ricca serie di opere eseguite, con tecniche diversissime, sulle facciate e nei cortili delle case e nel Palazzo Comunale, anch’esso ricostruito nel dopoguerra. All’iniziativa aderirono, con opere che vanno dal figurativo all’astratto e alla transavanguardia, noti pittori e scultori pratesi (tra questi Rinaldo Frank Burattin, Leonetto Tintori, Salvatore Cipolla) e toscani (Vinicio Berti, Gualtiero Nativi, Silvio Loffredo), insieme ad artisti di fama internazionale (Sebastian Matta, Toni Fertonani).

Una ripida strada sale alla chiesa di San Michele, sulla cima del poggetto. Documentata dal ‘200, fu notevolmente trasformata ai primi del XVIII secolo e intorno al 1760. Nell’interno, di raffinata e unitaria veste settecentesca, si conserva una coeva statua vestita della Madonna col Bambino; la pala dell’altar maggiore, con San Michele (1938) è copia di Guido Reni.

A ovest di Luicciana, sul Poggio di Terrabianca, si raggiungono Trebbio, quindi Castello (559 m), con borghetto medievale arroccato sulla strada che si inerpica fino all’antico Castello Averardi, documentato nel 1110 e venduto dagli Alberti ai pistoiesi nel 1336. Ne resta solo la romanica chiesetta di Santa Maria, dalla quale si gode un suggestivo panorama. Preceduta da un portico, conserva la muratura in arenaria su fianchi e absidiola. All’interno, nel grande altare maggiore (1774) una modesta tavola con Quattro Santi inquadra una venerata Madonna col Bambino, tela del primo ‘700.

A valle della strada provinciale per Cantagallo resta il Mulino del Rosso (della comunità di Cantagallo nel ‘300, poi dei Bardi), uno dei pochissimi ancora in attività, con cappella settecentesca e torretta medievale.
Subito dopo, un bivio porta a Cantagallo (572m), quasi completamente distrutto nel 1944. Dell’antico nucleo resta solo la chiesa di San Biagio (seconda metà del XII secolo), che fu di patronato della Badia di Vaiano.

La muratura medievale riaffiora sulla modesta facciata, che unifica chiesa e oratorio della Madonna della Neve. Sull’altare maggiore è posto un Crocifisso ligneo settecentesco e su un altare una bella Madonna col Bambino e quattro Santi (primo ‘600). Dello stesso periodo, nell’oratorio, resta una piccola tela con la Madonna, il Bambino, Santi e donatori.

Verso Migliana

Intorno alla SS 325 si sviluppa la parte del comune di Cantagallo che separa Vernio da Vaiano. Superato il Fabbro, la valle del Bisenzio si apre, addolcendo la sua pendenza; qui sorge Villa Guicciardini, entro un bel parco alberato, che fu centro di una vasta tenuta dei Bardi, poi dei Guicciardini (1810), che la ristrutturarono notevolmente intorno al 1860.

L’ampia facciata neo-settecentesca, scandita da lesene bugnate, ha un coronamento orizzontale con fastigio al centro; varie sale, lo scalone e la cappella conservano decorazioni sette-ottocentesche. Lungo il prospetto settentrionale vi sono la fattoria e le scuderie, di aspetto neoclassicheggiante.

Di fianco alla villa una strada risale la valletta del rio di Migliana e, toccati il complesso di Castiglioncello (vi sorse in periodo longobardo la fortificazione di Castiglion Merlini, distrutta nel 1320-30) e la cinquecentesca casa Tognetti, raggiunge Migliana (603 m). Piacevole meta di soggiorno estivo, Migliana domina un vasto tratto della Val di Bisenzio da un contrafforte ricco di vegetazione, soprattutto castagni ben curati, che per secoli hanno costituito l’elemento basilare dell’economia locale.

La chiesa di Santa Maria Assunta, in pietra locale (completata nel 1946, su progetto di A. Colzi), ha pianta a croce latina con abside poligonale. Vi si conserva un ciborietto rinascimentale, mentre l’abside è affrescata con L’Assunta e Santi, opera di Silvestro Pistolesi. Dietro la chiesa resta l’antica parrocchiale, del XII secolo, con piccola facciata sormontata dal campanile a vela. Vicino alla chiesa, il panoramico sentiero dei Tabernacoli sale fra i castagneti, toccando vari tabernacoli mariani (molti dell’Otto-Novecento).

Luogomano e dintorni

Dal paese di Cantagallo un sentiero sale al Passo del Treppio (996m); di qui si raggiunge Pian della Rasa, alberato e ricco di acque, col rifugio Luigi Pacini (1001 m), realizzato nel 1931-36 e recentemente ristrutturato, tradizionale meta delle escursioni sull’Appennino pratese. Ripresa la provinciale da Luicciana (alla confluenza del rio Bacuccio nel Bisenzio sorge l’antico mulino della Sega, trasformato in villetta), si raggiunge Luogomano (635 m), abitato medievale distrutto nel 1944, e di qui il Passo degli Acquiputoli (987 m) e Cascina di Spedaletto (881 m), dove fu fondato nel XII secolo lo Spedale dei SS Bartolomeo e Antolino, poi trasformato in edificio rurale, entro un prato contornato da faggi secolari. Contiguo è il settecentesco oratorio di S. Anna.

Gavigno e Fossato

Vicino Luicciana, dalla strada per Mercatale un percorso di crinale sale in una bella zona a bosco e pascolo. A valle della strada, lungo il torrente Carigiola (confine tra i comuni di Cantagallo e Vernio), presso il quale restano antichi mulini da castagne, vi sono le frazioni di Sanguineta (476 m) e Peraldaccio (445 m).

Il percorso di crinale, lasciato a destra il complesso di Rotì (834 m), dove sorge un antichissimo Spedale dei Bardi trasformato in fattoria dai Guicciardini (proprietari dal 1882), passa vicino all’abitato di Gavigno (764 m), un tempo parte della Contea di Vernio, con l’oratorio di S. Agostino (1032), di garbate forme neomedievali. La strada panoramica continua a risalire il Poggio la Zucca (1139 m) fino a scollinare al tabernacolo di Gavigno (968 m), cappell-rifugio di origine seicentesca, e raggiunge Fossato (747 m), tra le località più interessanti della montagna pratese per la struttura del suo abitato e la possibilità di escursioni.

Antico possesso di Matilde di Canossa, fu preso da Pistoia ma rivendicato da Papa Onorio III, che lo concesse in feudo agli Alberti. Questa famiglia riuscì ad ottenerlo solo dal 1287 al 1319; tornò poi a Pistoia per passare nel territorio fiorentino nel 1401. Importante luogo di confine tra Granducato, Stato Pontificio e Contea di Vernio, grazie a pastorizia e agricoltura Fossato visse un notevole sviluppo fino all’Ottocento, quando avviò una progressiva, massiccia emigrazione verso Corsica e Francia.

All’estremità dell’abitato vi è la chiesa di San Lorenzo, lungo la strada per Torri, edificata nell’XI secolo e ampliata intorno al 1580 con le navate laterali. Il robusto campanile a torre è forse tre-quattrocentesco. All’interno le tre navate sono sorrette da tarchiate colonne tuscaniche (1580 circa); sull’altare maggiore (1669) vi è un venerato Crocifisso ligneo del primo ‘700 e di quel secolo sono anche gli stalli delle due cappelle del coro e un’originale Via Crucis in maiolica dipinta.

Dalla chiesa si scende nel pittoresco nucleo principale, con edifici in arenaria, ricchi di rientranze, passaggi coperti, scalette e aperture sette-ottocentesche. Anche l’oratorio di San Rocco (1710-11, con loggetta del 1797) conserva una Via Crucis settecentesca in maiolica, oltre a statue lignee del XVIII-XIX secolo; sul bell’altare maggiore (1723) vi è una tela coeva con la Madonna, il Bambino e Santi. Nella zona settentrionale un robusto complesso ingloba una torre, probabile resto del Castello del XII secolo.

Proseguendo per Treppio si raggiunge la strada che risale il corso Limentra inferiore fino a L’Acqua (591 m), con edifici sette-ottocenteschi e la chiesa di San Donato. La bella strada panoramica tocca, nel comune di Sambuca Pistoiese, Monachino (697 m) e L’Acquerino (891 m), al centro della foresta demaniale, dove sorge un noto rifugio.

Usella e dintorni

Sulla SS 325, passato il confine con Vaiano e la frazione de Il Fabbro, incontriamo Usella (177 m); sorto in periodo medievale intorno alla pieve, fu ceduto dagli Alberti nel ‘300 a Firenze.

La pieve di San Lorenzo, una delle più antiche della vallata (documentata nel 997), fu dal 1189 patronato della badia di Vaiano e subì trasformazioni e rifacimenti, fino alla radicale ristrutturazione del 1907 (G. Bacci), che ampliò la chiesa ricavando due navate laterali dal convento e dalla canonica.

Le modeste forme classicheggianti della facciata e degli interni si devono a questo intervento, (settecentesche sono però le crocIere sulla nave centrale. Gli altari di destra conservano interessanti tele: una Madonna del Rosario del primo ‘700 e una Madonna col Bambino e Santi attribuibile all’Empoli (1554-1640); sull’altare maggiore vi è un discreto Crocifisso del primo ‘700.

Il fonte battesimale ha un elegante pila tardo manierista in marmo bianco Dalla pieve una strada risale il rio a Sieve e, attraversando prati terrazzati con vigne e olivi, giunge alla chiesetta duecentesca del Santo a Codilupo (San Michele), con paramento e abside in arenaria; di fianco a questa un bivio conduce a destra della Torre di Codilupo, complesso turrito sorto sui resti di un fortilizio medievale.

Tornando sulla statale, superata Usella si arriva all’abitato di Colle; da qui una strada sale a Cambiaticcio, bel complesso con casa-torre, prima del quale uno stradello a sinistra porta a Villa Antella, di aspetto cinquecentesco (con trasformazioni del XIX secolo) e, sulla cima del rilievo, ai resti del Castello di Montauto (nel XII secolo fu degli Ubaldini, poi dei Pipini, infine degli Alberti, che nel 1382 lo vendettero a Firenze).

Da Colle un altro percorso risale il rio dei Fornelli fino a Mezzana (445 m), borgo disabitato con interessanti strutture medievali.
Ripresa la statale e superati i ruderi del quattrocentesco ponte di Sessato, distrutto nel 1944, si attraversa Carmignanello, di sviluppo recente; sulla sinistra una strada sale fino a Gricigliana (353 m), piccolo borgo raccolto intorno all’oratorio di Santa Caterina (chiesa parrocchiale del XIII secolo, ristrutturata nel ‘700) e alla soprastante Villa Novellucci, sorta sui resti di un edificio fortificato medievale. La villa fu a lungo dei Novellucci, poi dall’800 dei Guicciardini e conserva un aspetto seicentesco, robusto e severo, con alta scala a doppia rampa che conduce al portale centinato.

Lo stesso gusto e severità improntano Villa Edelmann, già dei Novellucci, lungo la SS 325, a ridosso di uno sperone roccioso (di qui il notevole sviluppo in altezza e la modesta profondità). Anch’essa ha al centro un portale centinato accessibile con una elegante scala a rampe multiple; gli interni conservano strutture più antiche, con ambienti in volta o con soffitti lignei a cassettone.

Precede di poco la villa una stradina che attraversa il Bisenzio su un bel ponte a tre arcate in pietra, del 1343, oltre il quale un sentiero sale fino alla Rocca di Cerbaia (368 m), dominante da uno sperone a strapiombo sulla valle. Edificata o ristrutturata dagli Alberti agli inizi del XII secolo, fu venduta nel 1361 a Firenze. Il complesso fortificato, in arenaria locale, conserva tracce di due cinte; la superiore ha al centro l’imponente rudere del Maschio pentagonale, forse della seconda metà del ‘200.

Tornati sul Bisenzio, poco a nord del ponte vi è il mulino di Pispola, che ospitò Garibaldi in fuga dalla Romagna, il 25 agosto 1849; vicino sorse nel 1860 lo stabilimento tessile Romei; proseguendo sulla statale, a Dogana (222 m) vi è il robusto edificio settecentesco che sorgeva presso il confine con la Contea di Vernio.

Riserva Naturale Acquerino-Cantagallo

La Riserva Naturale Acquerino-Cantagallo si estende su una superfice di 1726,06 ettari,tra i comuni di Cantagallo e Montemurlo in provincia di Prato e Sambuca Pistoiese in provincia di Pistoia. La riserva, costituita da un unico corpo, è delimitata ad ovest dai dintorni di Acquerino e dal Torrente Limentra di Treppio, in direzione nord-ovest approssimativamente dallo spartiacque di Poggio al Sasso, Poggio Acuto e le Cavallaie, il vertice meridionale è rappresentato dalla fattoria di Javello, mentre il confine est è rappresentato dal crinale del monte Javello.
La Riserva interessa una fascia appenninica compresa fra i 450 m s.l.m.ed i 1204 m s.l.m.

Flora

Le specie dominanti sono il castagno e il cerro. Lungo i corsi di acqua sono comuni il salice viminale, l’ontano nero e il nocciolo (che si riscontra anche in zone particolarmente fresche associato al carpine bianco). Il sottobosco a erbe alte è caratteristico di terreni profondi, nelle aree con fertilità intermedie sono presenti specie indicatrici quali il rovo e la felce fino ad arrivare alle stazioni più degradate dove è tipica la ginestra dei carbonai.

I soprassuoli a prevalenza di faggio occupano le stazioni più elevate raggiungendo le sommità dei rilievi montuosi. All’nterno della foresta si può ammirare il “Faggione di Luogomano”.

Fauna

La Riserva Acquerino-Luogomano ha un patrimonio faunistico particolarmente ricco, soprattutto per quanto concerne la presenza di ungulati di pregio, quali il cervo e il capriolo (il cinghiale, reintrodotto alla metà degli anni 50, sta diventano una specie invadente).

I predatori sono quelli tipici dell’appennino: volpe, faina, donnola in minor misura la puzzola ,ma va soprattutto segnalata la ricomparsa di specie particolarmente protette ed importanti come il lupo ed il gatto selvatico (scomparse definitivamente in molte altre foreste Italiane). Fra i rapaci sono comuni le poiane ed il gheppio, nonchè il falco pellegrino, il lodolaio e il falco grillaio durante il periodo migratorio.

Turismo e attività

L’accessibilità e il buon collegamento con la città della Riserva Acquerino-Luogomano hanno consentito di crearsi un buon flusso turistico, in particolare nei giorni festivi. Attività importante, per l’affluenza complessiva in foresta che determina è la raccolta dei prodotti del sottobosco. La raccolta, regolamentata dalla normativa vigente, interessa prodotti secondari del sottobosco come funghi epigei, mirtilli, fragole, more e bacche di ginepro.

Come arrivare

Da S.Lucia si imbocca la S.S.325 da percorrere fino a Mercatale di Vernio, giunti nei pressi del Caffè Nuovo si prosegue sulla sinistra seguendo le indicazioni per Cantagallo. Oltrepassata Luicciana, sulla sinistra, si percorre la strada fino al Mulino della Sega, ormai siamo all’interno della riserva Naturale dell’Acquerino-Cantagallo.

Meteo Cantagallo

Che tempo fa a Cantagallo? Di seguito le temperature e le previsioni meteo a Cantagallo nei prossimi giorni.

domenica 28
17°
33°
lunedì 29
20°
32°
martedì 30
19°
33°
mercoledì 31
20°
33°
giovedì 1
17°
31°
venerdì 2
16°
30°

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